Green Day: doppio compleanno con sold out da record

Circa 80 mila le persone presenti ieri in un Ippodromo di San Siro sold out per l’unica data italiana del nuovo tour dei Green Day,

Un live da record, con un pubblico mai visto in Europa per il trio di Berkley che ha festeggiato nel miglior modo possibile i 30 anni di Dookie e i 20 di American Idiot, due pietre miliari nella discografia della band.

La risposta dei Green Day non si è fatta attendere: una scaletta di quasi 40 brani, i due album festeggiati suonati per intero, il tutto per oltre due ore di musica praticamente senza pause e uno spettacolo che sicuramente non ha deluso i fan della band.

“Siamo ancora vivi” dice ad un certo punto Billie Joe in italiano, ma non ce ne sarebbe bisogno. I Green Day dimostrano con i fatti che l’energia di Dookie è ancora presente, anche 30 anni dopo, con il cantante assoluto mattatore capace di coinvolgere tutto il pubblico per uno spettacolo nello spettacolo.

Un amore, quello tra la band e l’Italia, evidente e corrisposto, celebrato con un tricolore sul palco, indossato nel finale da anche da Mike Dirnt e Tré Cool, per i quali il tempo sembra passato più velocemente rispetto a Billie Joe Armstrong ma solo a livello estetico, non certo per l’intensità dimostrata sul palco.

Una scaletta come detto che ha visto i due album storici, oltre all’ultimo The Saviors, assoluti protagonisti. E fa niente se alla fine tanti singoli di successo restano fuori, la versione integrale di Jesus of Suburbia varrebbe probabilmente da sola la serata, mentre invece è solo un passo verso il finale con una condivisa Wake Me Up When September Ends e l’immancabile Good Riddance (Time of your life).

Menzione doverosa anche per i Nothing But Thieves, qualcosa più di un gruppo spalla nonostante l’umiltà con cui ringrazino “anche quelli che sono qui in attesa dei Green Day: lo capiamo, faremmo lo stesso”. La band londinese suona bene  e Conor Mason dal vivo non delude affatto le aspettative create in studio: assolutamente consigliato andarli a vedere anche come headliner.

Menzione invece dolorosa per gli I-Days, sponsorizzati Coca Cola, con tanto di distribuzione gratuita all’esterno, dove le lattine non possono entrare, con conseguente abbandono massivo delle stesse all’ingresso.

Poco male, se non fosse che all’interno i prezzi di cibo e bevande siano non proprio popolari, soprattutto agli stand del festival stesso. Non va meglio con i ragazzi che passano tra la folla: i prezzi sono gli stessi degli stand, ma finchè riusciranno a vendere una lattina di birra a 8€ forse è anche giusto così.

Almeno non obbligano ad acquistare i token, meccanismo diabolico che nel 2024, quando ormai ovunque è possibile pagare cashless, concepiamo solo come scaltra forma di coercizione ad un acquisto maggiore rispetto a quanto effettivamente voluto. Decisamente poco rock.