Giunge alla 4^ edizione il premio “Musica contro le mafie”, concorso nazionale per musicisti emergenti svoltosi nella suggestiva cornice del centro storico della città di Cosenza che quest’anno vede protagonista anche Margherita Vicario.
Appuntamento fisso ormai questa 5 giorni di incontri, concerti, workshop, teatro, showcooking, showcase e tanto altro, dislocati tra l’Auditorium Guarasci, il Teatro Morelli, la Sala Espositiva (ex M.A.M), l’Enoteca Regionale e il track della Polizia di Stato “Una vita da social”, dal 3 al 7 dicembre 2019.
Una seconda giornata, quella del 4 dicembre, ricca di incontri: dalla visione del film su Paolo Borsellino al come usare i social in maniera più consapevole, fino ad arrivare al gioco didattico “Pizza good connection” e nel tardo pomeriggio al set acustico di Margherita Vicario, chiudendo con Michele MUD per il “Tenco ascolta con Mvsm”.
Silenzio surreale nel centro storico di Cosenza, in una rigida serata di inizio dicembre.
Entriamo nella sala espositiva (ex M.A.M) ancora in agitazione dal precedente incontro. Ragazzi che vanno, altri che cercano di prendere il posto più vicino, altri ancora che entrano per caso, curiosi, decidono di rimanere.
Ma chi è Margherita Vicario?
Nasce nella Capitale il 13 febbraio ’88, figlia d’arte ( nipote dell’attore e regista Marco Vicario e dell’attrice Rossana Podestà, e figlia del regista Francesco Vicario) si avvicina il tenera età al mondo dello spettacolo. Ad oggi attrice e cantautrice italiana, ritornata in maniera prepotente nella scena musicale con 3 singoli (sorretti dalla INRI records), l’ultimo dei quali, Romeo, uscito il 12 luglio, va verso le 800mila views.
19.30. Manca pochissimo. La sala si è ormai riempita. Strumenti in posizione. Cappotti abbandonati a caso per avere libertà di movimento.
Breve presentazione ed eccola arrivare, col suo sorriso smagliante, Margherita.
Inizia piano e voce, insolitamente con il suo testamento “Nota Bene”, di solito brano di chiusura. Ma stasera ha deciso così, e ci va più che bene. “Dire sempre a chi amo che è importante dirlo forte farglielo presente” così recita, parole che sembrano scontate ma che troppe poche volte sono sulle nostre bocche.
Prosegue con “Occhio ai vetri”, sempre tratto da “Esercizi preparatori” del 2014, arricchito da un’intro che, per chi non conosce il brano, si aspetta dopo un “sono grata di averti incontrato” il prosieguo di una smielata canzone d’amore. Eh no, avete toppato! Tre anni dopo – ritmo incalzante, mimica facciale che fa presagire tempesta all’orizzonte- “Casco quindi mi rompo mille pezzi son pericolosi tutti un po’ appuntiti tu che giri scalzo sta’ attento”.
Il pubblico sorride, applaude, è divertito.
Ultimo brano piano e voce.
Sale infatti sul palco il tastierista, Alessandro Pollio, che l’accompagna mentre lei guadagna il centro del palco imbracciando la chitarra. Segue “Castagne”, uscito nel 2018, un brano intimo che fa sognare. E ricordare.
Ritorniamo un po’ indietro nel tempo: si librano nella sala le note di “Per un bacio”, altro brano che traccia la storia musicale della Vicario. Un dialogo divertente, ironico sugli improbabili approcci dell’uomo medio che “voleva solo un bacio”.
Ma sto bacio poi? Mi sa che….
Ci ricomponiamo per qualche secondo, ma ecco che subito parte “Mandela”, il brano per il quale è stata invitata alla manifestazione, brano che affronta il tema razziale in chiave leggera e mordace, ma allo stesso tempo nasconde le verità che tutti consociano: la paura, quasi terrore di tutto ciò che è diverso da noi. Si chiude, difatti, con un emblematico “nasci in Angola, muori in Padania” a rimarcare i viaggi della speranza di tanti che sperano in un mondo migliore.
C’è grande partecipazione e accompagnamento con tanti di battito di mani a ritmo. Si respira davvero una bella atmosfera.
Prossimo brano. Margherita sperimenta sempre nei suoni tanto che chiunque si accorgerebbe della sua netta evoluzione e apertura a nuovi suoni che le sono molto congeniali. E in questi panni ci sta vestita proprio bene. Parliamo di “Romeo”, che conta un featuring con Speranza, ultimo singolo uscito come anticipato in precedenza. Accostamento tanto improbabile quanto riuscito, aggiungerei, alla perfezione.
L’incontro di due mondi paralleli sia in termini di distanza (Caserta-Mantova in sei ore) magistralmente abbattuta, che di cultura “Non capiscono, parlo greco antico, Ἀνδρὸς κακῶς πράσσοντος ἐκποδὼν φίλοι! C’hai paura eh? Ho fatto il classico, te a malapena distingui un accento grave da un apostrofo!”e continua con “ Pure il francese lo mastico Pure il francese un po’ tossico Ouais salopard ne touche pas mon bras Je suis pas là pour toi Tanto si finisce sempre a litigare O ti adegui o ti deprimi, che per molti è uguale”. Francese che sembra l’unico punto di incontro culturale tra i due, ma che in realtà così non è (francese un po’ tossico).
Siamo in chiusura, ahimè, di una serata magica. All’ annuncio dell’ultimo brano infatti il pubblico borbotta, si rattrista. Ma si sa, tutte le cose belle finiscono. Non riusciremmo ad apprezzarle come tali altrimenti.
Sol maggiore, sol minore. E’ Abauè (morte di un trap). Brano prodotto da Davide Dade con una melodia che sembra quasi una festa e un funerale contemporaneamente (come si evince anche dal videoclip dove si rappresenta la tipica “festa dei funerali ganesi dove si canta e si balla”).
Suoni freschi, contenuti potenti. Connubio perfetto che fa esplodere la sala che sorride, canta e balla sopra questo ritmo incalzante.
Scroscio di applausi interminabile e meritatissimo. La Vicario si conferma estremamente credibile dal vivo, capace di trascinare anche un pubblico che magari non la conosceva benissimo, ma che è stato partecipe, dall’ inizio alla fine.
Ora aspettiamo solo l’uscita dell’album, si spera, il più presto possibile.
Noi già non stiamo nella pelle!
Di seguito la gallery con alcuni scatti dell’esibizione.
Nata a Rossano (CS) il 17 Marzo ’93 in un’inaspettata giornata estiva.
Metà reggina, metà cosentina cresce a S. Giovanni in Fiore, Capitale della Sila fondata da Gioacchino da Fiore per poi scegliere la vicina Università della Calabria come luogo dei sui studi alla facoltà di farmacia.
Adolescenza divisa tra musica (discreta violinista, pianista autodidatta e cantante sotto la doccia) disegno, fotografia, sport tenuta viva dalla fame di conoscenza.
Musicalmente cresce a pane e rock n’ roll, passione smodata poi per Avril Lavigne, Green Day, Coldplay, LP e tutto il filone Rock/Pop con sprazzi di Rap, da Eminem a Fibra passando per la fase “drama” con Ferro e Pausini.
Ad oggi si definisce un’ascoltatrice onnivora, curiosa, appassionata amante del lavoro ben fatto.
Non affermate davanti a lei che l’Indie è un genere musicale, la reazione potrebbe essere incontrollata.