Si è concluso anche quest’anno il Woodoo Fest, l’evento musicale che ha collocato Cassano Magnago (VA) sulla mappa dei festival musicali italiani, del quale abbiamo seguito tutte le giornate, questi gli highlights.
Day1
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La sorpresa: ok , giocava in casa e sicuramente aveva parecchi amici sotto al palco, ma il live di Brenneke è stata una piacevole scoperta.
Buon riscontro di pubblico nonostante palco e orario, per un’esibizione interessante anche per chi conosceva poco o nulla il cantautore varesino.
Sicuramente da rivedere.
MVP: i Tre Allegri Ragazzi Morti fanno un altro sport, sarebbe troppo facile premiare 25 anni di carriera e di palchi. Optiamo quindi per gli Eugenio in Via Di Gioia, decisamente più convincenti di quanto visto al MIAMI, dove probabilmente erano stati penalizzati anche da tempi più ristretti. Coinvolgenti, simpatici e capaci di non risultare solo come l’opening dei TARM, ma come una band che il main stage lo può calcare, magari anche da headliner in un futuro prossimo.
Day2
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La sorpresa: quando ho letto il nome di Fulminacci sul main stage ho pensato che fosse un’esagerazione, solo un album all’attivo, seppur premio Tenco per la miglior opera prima, non sembravano credenziali sufficienti. Invece giusto così, un live maturo, a tratti sembrava di rivedere un Daniele Silvestri più giovane: siamo sicuri che presto lo rivedremo calcare quel palco come main event.
MVP: sembra banale dire che i Canova, headliner della serata, siano stati i migliori, ma è assolutamente così. Personalmente non li vedevo da 2 anni e la crescita che hanno avuto è evidente. Un live asciutto, senza teatrini o gag, ma non per questo meno coinvolgente per il numeroso pubblico presente. Nonostante le dimensioni del main stage del Woodoo Fest, l’impressione è costantemente quella di essere di fronte ad una band a cui quel palco stia stretto per come è in grado di tenerlo: immaginare un Forum o uno stadio prossimamente è assolutamente legittimo.
Day3
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La sorpresa: la capacità di Dutch Nazari di trasformare anche i brani che in studio non dicono niente in momenti live coinvolgenti andrebbe studiata. Nonostante molto del pubblico non fosse lì per lui, personalmente è stato il miglior live della serata grazie anche alla perfetta fusione dell’attitudine “casinista” del rap e quella “ruffiana” dell’indie.
MVP: per quanto chi scrive non lo abbia apprezzato, è innegabile che il live di Massimo Pericolo sia stato quello che ha fatto saltare il banco e decretato il sold out della serata.
Un pubblico giovane, anche giovanissimo, e decisamente caloroso quello che ha seguito il rapper di casa i cui trascorsi legali burrascosi giustificano, ma probabilmente non autorizzano, i testi crudi e spesso volgari.
Rimane da capire se sarà in grado di ripetersi o se la rabbbia nel tempo diminuirà e finirà rimpiazzato da qualcuno più incazzato di lui.
Nota di merito anche per Venerus, relegato al palco secondario ma decisamente meritevole del main stage che siamo sicuri arriverà presto.
Day4
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La sorpresa: l’avevo già sentito di sfuggita al MIAMI, ma Clavdio si conferma come un artista con un buon potenziale, ancora non completamente esploso forse. Probabilmente il suo punto forte è anche il suo punto debole ovvero quello di sembrare qualcosa di “omogeneo” con la scena musicale attuale e quindi per questo facilmente ascoltabile, ma allo stesso tempo non eccessivamente originale.
Le basi su cui crescere però ci sono tutte.
MVP: era atteso e non ha deluso il pubblico del Woodoo il dj set di Ivreatronic guidato da Cosmo e Splendore. Trovo però sempre difficile personalmente commentare un dj set, quindi il consiglio, se siete tipi da club, è solo di andare a ballare sui beat del collettivo piemontese, decisamente più in linea con il sound danzereccio europeo che con quello italiano.
Day5
La sorpresa: può sembrare un controsenso definire gli headliner di serata una sorpresa, ma dopo non averci convinto in pieno al MIAMI i Fast Animals and Slow Kids sembrano aver ritrovato lo smalto dei tour precedenti regalando un live con tutto quello che ci si possa aspettare dalla band di Perugia.
Probabilmente la data del Magnolia era troppo vicina all’uscita del disco e i brani nuovi non erano stati ancora metabolizzati dal pubblico e per certi versi anche dalla band, ora alcuni sembrano essere sempre stati in scaletta. Decisamente un grande finale di festival.
Menzione anche per i Mòn, unico gruppo che non conoscevo della giornata e che si sono dimostrati decisamente interessanti. Da riascoltare.
MVP: devo fare mea culpa per non aver mai visto prima un live de La Rappresentante di Lista: uno spettacolo incredibile.
Se non ci fosse Veronica sarebbero già una band che suona bene e sa tenere il palco, ma la voce e la presenza scenica che aggiunge lei sono qualcosa difficile da spiegare: l’asso che trasforma una buona mano in una imbattibile.
Inizialmente erano dati sul side stage del Woodoo: per fortuna così non è stato perchè lo show e l’allestimento che questa band mette in piedi sono assolutamente indivisibili dalla musica che suonano Dario e gli altri.
Se anche voi siete di quelli che non li hanno mai visti dal vivo non fate il mio errore: rimediate quanto prima, non ve ne pentirete.
Nato a Sesto San Giovanni ma con sangue 100% “made in sud” nella settimana in cui primeggiava in classifica “Carletto” di Corrado. Suonava benino il pianoforte, ora malissimo la chitarra
Cresciuto a Battisti, Battiato e Renato Zero, sviluppa una passione per i cantautori che ancora lo accompagna.
Al liceo scopre il punk e lo ska e abbandona un’adolescenza tamarra, il passaggio al rock è una normale evoluzione. Spotify gli spalanca le porte dell’Indie, parola che in ogni caso odia.